Si potrebbe chiamarla “Città del dialogo”. Il dialogo interreligioso e tra diverse culture, con cui Desio ha saputo dare una risposta concreta alla sfida dell’integrazione. Ma anche l’invito ad aprirsi all’incontro con l’altro, che la comunità cristiana ha voluto rilanciare alla città durante l’ultima Quaresima. Oppure, ancora, il clima fraterno che si vive all’interno della stessa comunità ecclesiale. Fino al 5 maggio monsignor Delpini visita il Decanato, che insieme a Desio riunisce Muggiò, Nova Milanese e Bovisio Masciago, per un totale di oltre 100 mila abitanti. Una realtà viva e composita che, con le sue diverse esperienze, smentisce uno dei detti locali in cui si ironizza sulla scarsa propensione ad aprirsi: a Mugiò ognun sta ’n sul sò, si dice.
Nell’arco di pochi mesi, Desio animerà infatti per le proprie vie ben due Marce per la pace. La prima è stata a inizio febbraio, promossa dalla Comunità pastorale, insieme a molte associazioni. Un secondo appuntamento sarà il 24 maggio, quando, come avviene ormai da oltre vent’anni, sarà la volta della manifestazione organizzata da “Desio Città Aperta”, un coordinamento di associazioni nato all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle per promuovere il dialogo tra culture e religioni diverse.
In città da sempre promuovono il dialogo interreligioso i missionari saveriani, che qui hanno una casa di formazione. Un luogo di ospitalità e di preghiera, anche per le altre fedi. Ogni anno viene promosso un ciclo di incontri sulle religioni, insieme alla stessa Desio Città Aperta, alla Chiesa evangelica Gospel e all’associazione culturale islamica Minhaj-Ul-Quran, punto di riferimento per la comunità pakistana, che a Desio è presente da decenni ed è ormai pienamente integrata.
«Crediamo nel dialogo, che è l’unica via per integrarci – sottolinea Ashraf Khokhar, tra i responsabili della comunità -. Quando siamo arrivati qui, la gente non aveva bisogno di conoscerci; ma il bisogno era nostro, perché qui vivranno anche i nostri figli».
Già negli anni Novanta i Saveriani avevano offerto alla comunità pakistana uno spazio per la preghiera. Ma il passaggio da una conoscenza superficiale alla volontà di scommettere sul dialogo come percorso comune è maturato proprio dopo l’11 settembre, quando la comunità musulmana a Desio ha sentito l’esigenza di rompere il clima di diffidenza che stava maturando verso il mondo islamico. Pionieri sono stati i giovani, con i “Laboratori della fede”: incontri di conoscenza reciproca tra oratorio, da una parte, e preghiera del venerdì, dall’altra. È stato l’inizio di un percorso che, in diverse forme, prosegue ancora oggi.