Diocesi

Una società poco amica dei bambini

Mentre il tasso di natalità è ai minimi storici, resistono politiche penalizzanti per chi mette al mondo un figlio e una pressione fiscale scoraggiante. Il nuovo rapporto Cisf analizza le criticità italiane e le confronta con altri Paesi europei. Pubblichiamo l’incipit del servizio che prende spunto dalla Proposta pastorale 2023-24 dell’arcivescovo Delpini
Foto Letizia Mantero/Fotogramma

I dati Istat, nudi e crudi, dicono che il trend della natalità nel nostro Paese continua a scendere: lo scorso anno le nascite sono state 393 mila, 6.916 in meno (-1,7%) rispetto al 2021. E la tendenza prosegue: nel primo semestre di quest’anno se ne registrano circa 3.500 in meno (-1,9%) rispetto allo stesso periodo del 2022.

Si attesta a 1,18 il numero medio di figli per donne di cittadinanza italiana, salendo a 1,24 se si comprendono anche le straniere. Da sottolineare che, per avere un livello di nascite che permette a una popolazione di riprodursi mantenendo costante la propria struttura demografica, questo dato, noto anche come “tasso di fecondità”, dovrebbe attestarsi intorno a 2.

Le coppie miste (con almeno uno dei due di origine straniera) nel 2022 hanno messo al mondo 82.216 bambini, il 20,9% del totale. La diminuzione dei nati è quindi da attribuire soprattutto «al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (311.117 nel 2022). A diminuire sono poi soprattutto le nascite all’interno del matrimonio, pari a 230.016, circa 10 mila in meno rispetto al 2021». Infatti, ben il 41,5% (39,9% nel 2021) dei neonati è venuto al mondo da una coppia non sposata. Secondo l’Istituto di statistica, questo calo «è in parte causato dai mutamenti strutturali della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In questa fascia di popolazione le donne sono infatti meno numerose di un tempo». E in media si ha il primo figlio a 31,6 anni. Non solo: «Negli ultimi anni si è attenuato l’effetto positivo sulle nascite determinato dalla popolazione straniera, esercitato a partire dai primi anni Duemila, mentre maturano i processi di integrazione e adeguamento agli stili di vita del Paese di accoglienza».

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