INCHIESTA

Cosa ci ha insegnato l’accoglienza “di popolo” dei profughi ucraini

Dopo un anno di guerra la Caritas ambrosiana traccia un bilancio delle cifre e delle forme dell’ospitalità nella Diocesi. Che si è attivata in modo spontaneo e capillare
L’arrivo alla Stazione Centrale di Milano di donne e bambini fuggiti dalla guerra in Ucraina (foto di Massimo Alberico/ Fotogramma)

Continua la solidarietà di famiglie e comunità che hanno aperto la porta di case, locali e appartamenti a donne e bambini. Qui una breve sintesi, “Il Segno” pubblica anche due storie dal territorio

Un anno di lutti, di sofferenze, di violazioni delle più elementari norme di civiltà e di democrazia. Un anno dominato dalle logiche inumane di una guerra crudele. Ma un anno, anche, venato di una sorprendente, tenace abnegazione. Espressa da una trama di solidarietà e accoglienza che regge alla prova del tempo, anche nella Diocesi ambrosiana.

Luda e Anya sul tetto del Duomo di Milano

Alla fuga di milioni di profughi dall’Ucraina, iniziata tra febbraio e marzo 2022, hanno risposto istituzioni e organismi umanitari dei Paesi confinanti, ma in maniera massiccia anche attori di territori più lontani. Caritas ambrosiana, le parrocchie e altri soggetti diocesani, hanno fatto, stanno continuando e continueranno a fare la loro parte.

L’accoglienza che il sistema Caritas esprime si è sviluppato lungo diverse direttrici. In parte, fa riferimento a convenzioni e rapporti con istituzioni statali e territoriali, anzitutto con le Prefetture, stipulate dalle cooperative del Consorzio Farsi prossimo: tali accordi hanno consentito di accogliere nel 2022, nell’ambito dei sistemi Cas (Centri di assistenza straordinaria) e Sai (Servizio accoglienza immigrati), in centri collettivi, ma anche in reti di appartamenti resi disponibili da parrocchie, istituti religiosi e altri soggetti, 405 persone (gran parte dei quali nel territorio della Prefettura di Milano, una quarantina nei territori delle Prefetture di Lecco e Monza Brianza). Ulteriori 107 persone risultano poi ospitate e assistite dalla rete Caritas in 25 strutture distribuite in tutta la Diocesi, grazie alle risorse generate dal bando “Accoglienza diffusa”, emanato dalla Protezione civile nazionale.

«La mobilitazione in risposta a gravi emergenze umanitarie – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana – è compito presente negli Statuti dei vari livelli Caritas sin dalle origini dei nostri organismi». Tuttavia «tutti i volontari e fedeli della Diocesi sono chiamati a farsi carico della responsabilità dell’accoglienza, senza deleghe a “specialisti dell’umanitario”».