Televisione

Vito Molinari, inventore del varietà

Il grande regista racconta i suoi 30 in Rai, dove ha iniziato a creare e a dirigere trasmissioni come “Canzonissima”, “Ti conosco mascherina”, “Un due tre”, collaborando con Campanile, Marchesi, Tognazzi, Vianello, Vitti e tanti altri volti noti dello schermo
Vito Molinari, 92 anni, nella sua casa in Liguria (Foto Enrico Cortelezzi)

Nel 1954, poco più che ventenne, ha diretto la trasmissione inaugurale della Rai. Ne parla in un libro e nell’intervista esclusiva di Marco Casa pubblicata su “Il Segno” di luglio-agosto, con riprese video realizzate da Out of the Blue Comunicazione. Di seguito le prima parte.

«Vito Molinari, dove si trovava la mattina del 3 gennaio 1954?». È giocando a fare l’ispettore di polizia che rivolgiamo la prima domanda a quest’uomo vestito elegantemente e seduto nel suo salotto di casa, con i gemelli della camicia bianca bene in vista. Il principale “indiziato” per la grande rivoluzione epocale e culturale italiana degli anni Cinquanta e Sessanta ride sornione e con una memoria straordinaria rievoca quella giornata storica e “confessa”: «Alle 11 del mattino ero in corso Sempione a Milano e dirigevo la trasmissione inaugurale dei programmi televisivi della Rai». Si trattava di alcune ore di diretta in cui venivano benedetti gli studi dall’arcivescovo Ildefonso Schuster, venivano mostrate ai primi 24 mila abbonati le apparecchiature e veniva spiegato il mezzo di comunicazione.

Già, perché nessuno sapeva cosa fosse la televisione, né gli spettatori e neanche i pionieri che ci lavorarono per primi in Italia. Racconta Molinari: «Con il gruppo di giovani scelti nel 1953 da Sergio Pugliese, primo direttore dei programmi, abbiamo cominciato a fare delle cose e a discuterne tra di noi, inventandoci la grammatica di un linguaggio di cui non esisteva sintassi, non esisteva nulla. Gli unici che ci capivano erano gli ingegneri perché si avvalevano delle esperienze tecnologiche inglesi e americane». Il teatro, da cui proveniva l’allora ventiquattrenne regista ligure, aveva duemila anni di storia, la radio e il cinema erano media già maturi e diffusi, ma la televisione degli albori era una terra vergine da conquistare e presto avrebbe a sua volta conquistato gli italiani. Diceva Pugliese che quella scatola doveva essere “una finestra aperta sul mondo”.