Inchiesta

La giustizia di comunità che ripara gli strappi

Sul numero di maggio l’inchiesta punta sulle diverse modalità che esistono per ricucire i rapporti sociali a causa di reati più o meno gravi
Portrait bust sculptures of young woman by sculptor Billie Bond. Inspired by the ancient Japanese art of Kintsugi – the repair of broken ceramics with gold and a philosophy of making something better than is was before – seeing beauty in imperfection. Ceramic, resin and gold. Life-size.

Quelli che riparano la comunità. È questo il titolo dell’inchiesta scritta a quattro mani da Luisa Bove e Luca Cereda sul Segno di maggio. Si parte dalla giustizia riparativa o – come preferiscono chiamarla in Europa – restorative justice, nata in Sudafrica dopo l’apartheid e approdata anche in Italia in anni più recenti. Lecco, città riparativa riconosciuta dal Forum europeo, da dieci anni promuove incontri tra autori di reato, vittime e cittadini, che si mettono in ascolto tra loro mettendosi nei panni degli altri. Dopo il primo lockdown sono stati attivati anche i circles tra vaccinati e no vax per favorire il dialogo tra persone che la pensano in modo opposto.

Esempi dell’antica pratica giapponese del kintsugi (riparare con l’oro la ceramica)

Sì, perché i motivi di scontro tra abitanti possono essere vari e in alcuni casi il rischio che degenerino è alto. Per evitare aspri conflitti il Tavolo ristorativo lecchese, che raccoglie diverse sigle (Csv, Il Gabbiano, Arcobaleno, Caritas…), attraverso i suoi membri viene a conoscenza di situazioni di disagio sul territorio e attiva percorsi e pratiche per stemperare le tensioni. Lo stesso avviene nelle scuole, come racconta Micaela Furiosi, perché anche nelle classi non mancano motivi di scontro tra studenti.

Alcune immagini delle antiche pratiche giapponesi del kintsugi e del sashiko scelte per l’inchiesta esprimono bene l’intento di ricucire, riparare le relazioni interne alla comunità.

Non è tutto. Anche i lavori di pubblica utilità (lpu) e le messe alla prova (map) rientrano nella giustizia di comunità. Chi commette piccoli reati può evitare il processo se accetta di dedicare tempo ed energie a svolgere attività a favore della collettività. Le richieste sono tante, solo l’anno scorso a Milano il Tribunale ha attivato 1600 percorsi di map, non soltanto attraverso l’Ufficio esecuzione penale esterna, ma anche grazie alla disponibilità di oratori, gruppi parrocchiali e associazioni di volontariato.

Sul numero di maggio Il Segno ha inaugurato la nuova rubrica “Il cinema lo dice meglio” a cura di Acec Milano, per questo a margine dell’inchiesta segnala film a tema: Ariaferma, L’insulto, La giusta causa, Cesare deve morire.

Vai a “il Segno” n. 5 maggio 2022.