Un suggestivo dipinto di René Magritte, intitolato L’arte della conversazione, traduce in immagine un’esperienza che molti di noi hanno vissuto: quel momento in cui il dialogo con qualcuno si fa così profondo e autentico da darci l’impressione di abitare un orizzonte nuovo. Lo spazio che si apre è lontanissimo da affanni e contrasti, che d’improvviso perdono importanza. Non perché ci si chiuda in un guscio ristretto, ma perché lo sguardo si dilata verso una verità più ampia, come se si partecipasse a una vita più grande e più ricca di senso. Quasi come se si fosse sollevati verso il cielo. Ed è proprio così che Magritte ritrae i due uomini immersi nella loro conversazione.
Qualcosa di simile mi pare che suggerisca l’Arcivescovo nella sua Proposta pastorale quando scrive che «la Chiesa non può parlare da un pulpito distante, ma deve farsi compagna di strada, abitare le fatiche quotidiane, mettersi accanto ai lavoratori, ai giovani, alle famiglie, ai territori». E aggiunge: «È una pastorale che ci riporta con i piedi per terra, là dove la vita accade».
L’idea dei “piedi per terra” solo apparentemente contraddice l’immagine celeste di Magritte. Le parole dell’Arcivescovo, infatti, implicano che proprio stando accanto all’altro, nella concretezza della sua esistenza, la Chiesa adempie la propria missione di testimoniare la presenza dello Spirito nel mondo.
È un ripensamento profondo dell’identità ecclesiale: non si tratta di insegnare dall’alto una dottrina che si possiede, ma di imparare una «docilità allo Spirito» che consente di scoprire il regno dei cieli come un mistero sempre nuovo e sempre sorprendente, un mistero al quale non abbiamo mai finito di convertirci e che si fa via via più chiaro proprio nell’incontro con l’altro.
Per questo, l’invito a «testimoniare e annunciare il Vangelo fuori dagli ambienti ecclesiali» non implica anzitutto un aumento di attività: non si tratta semplicemente di fare di più per allargare l’audience e recuperare il terreno perduto. In gioco è piuttosto la natura stessa della missione. La Chiesa, con tutte le sue strutture e i suoi progetti, può guidare l’umanità verso il cielo — e può camminare in cielo essa stessa! — solo accettando di immergersi in una conversazione schietta e accorata con ogni uomo che incontra («todos, todos, todos», diceva papa Francesco). Se, in questo dialogo, sapremo avere un «atteggiamento di discrezione, di rispetto e di franchezza», piuttosto che di «proselitismo, propaganda o timida omologazione», a un certo punto, senza nemmeno sapere come, ci accorgeremo che l’unica parola che davvero risuona è la Parola di Dio.