Un territorio immenso, grande più o meno come l’Algeria (anche se le proiezioni cartografiche ce lo fanno apparire ancora più esteso), coperto di ghiacci per una superficie pari a quella di Spagna, Francia, Italia e Germania messe insieme e ricco dei cosiddetti “metalli rari”, quelli impiegati nella produzione di componenti elettronici e di cui la Cina possiede in pratica il monopolio: dal litio al gallio, passando per il cobalto e il tungsteno, per citarne solo alcuni. Per questo gli Stati Uniti hanno messo gli occhi sulla Groenlandia, che peraltro fa gola anche alla Russia, per ragioni soprattutto strategiche: con lo scioglimento dei ghiacciai si stanno aprendo a Nord nuove e veloci rotte estive per il traffico navale, che fino a pochi anni fa erano impossibili.
Insomma, una terra contesa, quando dovrebbe invece essere patrimonio dell’umanità. La Groenlandia, infatti, per le sue condizioni di terra poco abitata e quasi interamente coperta dai ghiacci artici, è un laboratorio preziosissimo per studiare i cambiamenti climatici e – potrà sembrare strano vista l’inospitalità dei suoi ambienti – perfino uno scrigno di biodiversità.
A ridosso della Giornata mondiale della biodiversità, che si celebra il 22 maggio, ne abbiamo parlato con Francesco Ficetola, professore di Zoologia all’Università Statale di Milano, coinvolto in alcuni progetti internazionali che studiano i microrganismi di ambiente glaciale.
Quali sono le specie vegetali e animali presenti in Groenlandia e qual è la loro importanza?
La Groenlandia è povera di vegetazione, fatta eccezione per alcune zone di tundra e alcuni piccoli boschi di betulle nella parte più meridionale. Inoltre, ospita un numero limitato di specie animali: foche, orsi bianchi, volpi polari, che però godono di grande attenzione perché a rischio estinzione per via del climate change, che sta modificando profondamente il loro habitat. Ci sono poi gli uccelli marini, cioè quelli che sfruttano le risorse degli oceani per sopravvivere. Come tutte le aree costiere a Nord del Pianeta, la Groenlandia ospita colonie enormi di nidificazione degli uccelli marini, che hanno un ruolo fondamentale per due motivi: primo perché come predatori apicali, cioè posizionati in alto nella catena alimentare, esercitano un forte controllo su tutta la rete alimentare degli oceani; secondo, perché hanno un ruolo chiave per il trasferimento dei nutrienti, cioè per la fertilizzazione, dall’ambiente marino a quelli terrestri, che ha effetti anche in aree lontane da quelle in cui si alimentano.
Se flora e fauna sono limitate, perché si parla di Groenlandia come di uno scrigno di biodiversità?
Tutti gli ambienti polari sono popolati da milioni di organismi di piccole dimensioni. D’estate, quando in Groenlandia ci possono essere anche ventiquattro ore di sole, la superficie del ghiaccio si scioglie parzialmente e diventa un ambiente umido perfetto per la proliferazione di microrganismi tipici solo di questo genere di ambienti. Parliamo di alghe, cioè organismi unicellulari, che vivono sfruttando la luce e l’acqua per fare fotosintesi, ma anche di veri e propri animali, per esempio i rotiferi e i tardigradi, che misurano meno di mezzo millimetro e che si cibano di microrganismi ancora più piccoli di loro.
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