Sugli altari

Carlo Acutis, un autentico santo controcorrente

La copertina de “il Segno” di aprile approfondisce, in vista della canonizzazione, il fenomeno Carlo Acutis. Un viaggio per scoprire le ragioni di una santità che parte da Milano e interroga i giovani di tutto il mondo

Coraggio e mistero. Sono questi gli estremi entro i quali si muove la vicenda di Carlo Acutis, il giovane milanese morto nel 2006, a soli 15 anni, per una leucemia fulminante, che sarà canonizzato a Roma il 27 aprile. Il coraggio di una vita piena, il mistero di una popolarità enorme. A dirlo è monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio diocesano per le cause dei santi e consultore del Dicastero delle cause dei santi a Roma, che parla in forza dei tanti colloqui con i testimoni della vita di Carlo, da lui condotti durante la fase diocesana della causa di beatificazione.

 «Se dovessi trovare una cifra sintetica per descrivere questo santo direi il coraggio – spiega monsignor Apeciti -. Il coraggio di andare controcorrente, per esempio nella carità verso i poveri e gli ultimi, dimostrata fin da piccolo. Le suore Marcelline, presso cui frequentò le scuole elementari, raccontano di come spesso Carlo rinunciasse all’intervallo per passarlo in classe, vicino a un bambino con disabilità che gli altri compagni isolavano. O, più avanti, il coraggio di essere cristiano, senza vergognarsi, mostrando interesse per proposte spirituali dalla scuola a cui raramente gli altri adolescenti aderivano, come racconta il preside del suo liceo, il Leone XIII».

Secondo monsignor Apeciti, la radice di questo coraggio si può trovare nella grande passione di Carlo per Gesù: «Monsignor Gianfranco Poma, parroco della parrocchia di Carlo, Santa Maria Segreta, racconta di un Carlo che entrava in chiesa fin da piccolo per “venire a trovare Lui”, come spiegava con estrema naturalezza».

Monsignor Pasquale Macchi, amico della famiglia Acutis, permise al bambino di accedere alla prima Comunione in anticipo, a soli sette anni: «Gli parlarono del desiderio ardente di Carlo di ricevere l’Eucaristia e lui, dopo aver parlato con il ragazzino, lo ritenne pronto», racconta monsignor Apeciti. Che aggiunge: «Le monache del convento delle Romite di Sant’Ambrogio, che lo seguirono nella preparazione alla prima Comunione, raccontano tutte di un bambino vestito a festa, quel giorno, e molto emozionato, con uno sguardo che lasciava trasparire chiaramente che “vedeva” Qualcuno». La stessa impressione che riferisce il domestico della famiglia, poi convertitosi al cristianesimo: «Secondo Raish, Carlo quando parlava di Dio e della Madonna era pieno di entusiasmo, come se parlasse di qualcuno che aveva conosciuto di persona», racconta Apeciti.

A quell’entusiasmo, Carlo cerca di dare una ragione, una volta cresciuto. «Non aveva paura di approfondire, di interrogarsi sulla vita e sulla fede, ponendo domande anche scomode – spiega Apeciti -. Così lo ricordano i compagni e gli insegnanti. Non gli bastava la fede raccontata in famiglia, peraltro una famiglia molto agiata, che sicuramente poteva garantirgli un futuro, ma che non era particolarmente praticante. Era un ragazzo in ricerca, che aveva il coraggio di essere se stesso». E, infatti, una delle frasi più celebri di Acutis parla proprio di autenticità: «Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie».

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