La crisi economica sta piegando Cuba da più di quattro anni: lo scorso marzo migliaia di persone hanno manifestato per le strade di differenti città. La popolazione è senza cibo e senza medicinali e si registrano continui blackout per la mancanza di combustibile per alimentare le centrali elettriche. Le manifestazioni più importanti si sono svolte nella zona orientale del Paese, in particolare a Santiago de Cuba, la seconda città più grande dell’isola. Il Segno di aprile ha raccolto le testimonianze di don Adriano Valagussa e don Carlo Doneda, fidei donum ambrosiani inviati rispettivamente a Palma Soriano, a quasi 50 chilometri di distanza da Santiago, e a Baire, un villaggio all’interno dell’isola.
Don Adriano racconta di come il contributo alla popolazione possa arrivare solo alle soglie delle chiese, dove si cerca di fronteggiare l’emergenza aumentando i posti alle mense. L’esplosione dei prezzi ha reso inaccessibile la maggior parte dei prodotti e molti sono costretti a rubare dalla disperazione. Aggiunge: «Per fortuna abbiamo osservato diversi atti di generosità tra i nostri parrocchiani. C’è chi apre il cuore e dà un soccorso concreto. Quando ho chiesto alle comunità dei campi un aiuto per continuare a mantenere la mensa, hanno consegnato tutto il possibile. E lo hanno fatto con il sorriso».
Don Carlo, da parte sua, spiega come uno dei sostegni più significativi sia la distribuzione dei medicinali. «Tutti i medicamenti che prima arrivavano nelle farmacie ormai sono introvabili. Bisogna comprarli al mercato nero e anche questo distrugge l’economia delle famiglie. Riusciamo con grande fatica a far arrivare degli scatoloni con beni di prima necessità e la gente si affolla per venire a ritirarli. Da me passano quotidianamente tutti i giorni, a tutte le ore: tutto quello che abbiamo, lo doniamo».