25 aprile

I “Ribelli per amore”

Furono tanti i sacerdoti e le suore, i religiosi e i laici ambrosiani che si opposero al nazifascismo, rischiando o perdendo la vita per salvare ebrei e partigiani. Una carrellata su “il Segno” di aprile per riscoprirne le storie
A destra, Carlo Bianchi con la moglie Albertina

L’altra Resistenza: oppure la “Resistenza nascosta”, o, anche, disarmata. Durante la Seconda guerra mondiale donne e uomini, religiosi e laici, combatterono il  nazifascismo, salvarono perseguitati e vittime designate. Fu il beato Teresio Olivelli, deportato e poi martire nel lager di Hersbruck, a definirli, in una preghiera, i “ribelli per amore”. “Il Segno” di aprile, nell’ottantesimo della Liberazione, dedica un ampio servizio ai cattolici ambrosiani impegnati nella lotta per un’Italia libera. Un impegno a lungo misconosciuto, per l’umiltà degli stessi protagonisti, che, una volta finita la guerra, pensarono soprattutto a dare il loro contributo alla ricostruzione di un Paese democratico.

La carrellata parte dal giovane cattolico Giancarlo Puecher, fucilato dai fascisti il 21 dicembre 1943 a soli 23 anni. Puecher si schierò apertamente, unendosi a un gruppo partigiano della Brianza. Si ricorda poi il milanese Carlo Bianchi, giustiziato nel campo di Fossoli, ingegnere, militante di Azione cattolica e responsabile della Fuci, che creò, dopo l’appello del cardinale Schuster per aiutare le vittime della guerra e dei bombardamenti, la “Carità dell’Arcivescovo”, impegnandosi anche sul fronte della Resistenza e realizzando il giornale clandestino “Il ribelle”. E poi, ancora, si raccontano i tanti sacerdoti, in opposizione al regime, che rendevano parrocchie e oratori luoghi di confronto e di maturazione per gli ideali democratici. Si menzionano le imprese di don Andrea Ghetti, primo direttore de ”il Segno”, e di altri preti diocesani con “Oscar”, l’organizzazione scautistica; la storia di don Paolo Liggeri della Compagnia di San Paolo, che accoglieva profughi e sfollati, deportato poi a Bolzano e nei lager nazisti, e di don Eugenio Bussa, parroco del Sacro Volto a Milano. Ma non si dimenticano le tante donne della Resistenza, come le Poverelle che, nell’Istituto Palazzolo a Milano, nascosero molti ebrei e perseguitati. Spazio anche ai missionari rimasti in patria a causa della guerra: impegnati negli ospedali e nelle opere di soccorso, lottarono attivamente per la libertà, animati dalla volontà di testimoniare la carità evangelica.

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