Non ci sono cartelli, non c’è neanche un citofono, ma chi ha bisogno sa dove andare e come fare. Il Centro Gerasa, infatti, ha sede a Milano nell’antica e centralissima chiesa di San Tommaso in Terramala, in via Broletto, a pochi metri da piazza Cordusio: nel cuore della metropoli degli affari e del turismo, dei negozi alla moda e dei ristoranti di lusso. E chi ha dimestichezza con i testi evangelici avrà probabilmente già capito di cosa si tratta: perché Gerasa, nel racconto di Marco e Luca, è la città dove Gesù ha liberato un indemoniato.
Che aspetto ha un esorcista? Don Gianfranco Macor si presenta con un cardigan di lana, la mano tesa, il sorriso aperto e lo sguardo indagatore. Una figura solida e vitale, la sua, nonostante gli 83 anni suonati: friulano di Codroipo (e quindi conterraneo di Turoldo), è stato ordinato prete dal cardinal Colombo, vivendo a lungo l’esperienza di coadiutore e di parroco durante l’episcopato martiniano. Poi il cardinal Scola, nel 2012, l’ha chiamato a far parte del Collegio degli esorcisti («Non l’ho chiesto io – ci tiene a precisare -, ma quando me l’hanno proposto, ho cercato consiglio e ho accettato con spirito di servizio»), di cui oggi, dunque, è un po’ il decano nella Diocesi ambrosiana. L’attività di don Macor e dei suoi collaboratori si svolge in sacrestia. Nel senso che la sacrestia, due anni fa, è stata ristrutturata e organizzata per ospitare una piccola sala d’attesa, un centralino telefonico, due ambienti per i colloqui e per i riti di esorcismo. Il Centro Gerasa, infatti, è aperto su appuntamento lunedì, martedì e giovedì, dalle 14.30 alle 17: vi accedono una ventina di persone alla settimana, ma molte di più sono quelle che chiamano, da tutta Italia (il numero lo si trova anche online), per avere informazioni, consigli o anche solo una parola di conforto.
«Poco fa ero al telefono con una signora che vive una situazione di profondo disagio, a causa di una crisi sentimentale – comincia a raccontare l’esorcista -. Non è la prima volta che mi chiama e non sa darsi pace: è convinta che ci sia di mezzo il demonio, ma io ho già potuto verificare che non ci sono elementi in tal senso, anche se lei parla di cose strane che le accadrebbero… Come sempre in questi casi, le ho consigliato di rivolgersi al suo medico o a uno psicologo».
Sulla base della sua esperienza, don Macor ci spiega che su 100 casi che si presentano alla sua attenzione, per 98 di essi il diavolo non c’entra nulla, se non in modo “ordinario”, cioè attraverso la tentazione e le altre debolezze della natura umana. «Si tratta di persone per lo più fragili psicologicamente, spesso segnate da sventure o da disgrazie, personali o familiari, economiche o lavorative, che magari attribuiscono a qualche maleficio o fattura. A volte sono già state da maghi e ciarlatani, e siccome vedono che la situazione non cambia, provano anche con l’esorcista, come ultima risorsa».