Ecumenismo

Una chiesa, una moschea e una sinagoga fianco a fianco

La Casa della Famiglia Abramitica di Abu Dhabi compie due anni: qui il fedele, al di là della sua appartenenza religiosa, deve riconoscere, come dice mons. Martinelli, vicario per l’Arabia meridionale, che, vicino, c’è anche un’altra religione, da rispettare e conoscere

Ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, nel Distretto culturale di Saadiyat, sorge l’Abrahamic Family House. Una vicina all’altra, coesistono una chiesa, una moschea e una sinagoga. Tre cubi di trenta metri per trenta, che sembrano germogliare dalla terra: la chiesa, dedicata a san Francesco d’Assisi, guarda a est, verso il sole che nasce; la moschea Ahmed El-Tayeb è rivolta alla Mecca; la sinagoga Mosè Maimonide guarda a Gerusalemme. Intorno a loro vialetti e giardini sopraelevati convergono nel Forum, uno spazio comune pensato per il dialogo interreligioso, il luogo in cui si programmano gli incontri di formazione e di educazione alla coesistenza pacifica. Il tema centrale è sempre la fratellanza umana: siamo differenti nelle religioni che professiamo, ma siamo tutti chiamati a riconoscerci come fratelli e sorelle e a camminare insieme per il bene comune.

La Abrahamic Family House nasce in seguito al “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato nel 2019 ad Abu Dhabi da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. In quell’occasione, il Papa ha voluto celebrare nella capitale degli Emirati l’ottavo centenario dell’incontro a Damietta tra san Francesco e il sultano d’Egitto.

Ci sono voluti quattro anni per la realizzazione della Casa della famiglia abramitica, affidata a sir David Adjaye, architetto anglo-ghanese: i tre luoghi di culto appaiono uniti armoniosamente, ma restano chiaramente distinti.

«Non c’è nessun proposito di sincretismo – spiega mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia meridionale -. Ognuno ha il suo luogo di culto, celebra le proprie liturgie, recita le proprie preghiere: ma le tre case religiose sono connesse tra di loro. Il fedele, al di là della sua appartenenza religiosa, di fatto deve riconoscere che, vicino, c’è anche un’altra religione, da rispettare e conoscere».

Nella Abrahamic Family House la chiesa cattolica di san Francesco propone un approccio basato su quella che viene chiamata la “teologia delle differenze”: le differenze sono accolte e intese come “luogo teologico” per un reciproco arricchimento e una crescita di radicamento nella propria fede.

Le tre fedi qui convivono, si conoscono e imparano a rispettare i reciproci simboli: il campanile con la croce, la menorah della sinagoga e la mezzaluna della moschea.

Se la partenza della chiesa di San Francesco è stata in sordina, si è arrivati ora a 800-1.500 partecipanti alla messa domenicale, al punto di dover allestire gli spazi esterni con schermi e tende per il sole. «In questi ultimi mesi – interviene padre Stefano Luca, che rappresenta la Chiesa cattolica presso la Casa della famiglia abramitica ed è il direttore dell’Ufficio per il dialogo interreligioso ed ecumenico del vicariato apostolico – abbiamo avuto 10 battesimi e 8 matrimoni. Per quel che riguarda le catechesi e le attività, nella chiesa di san Francesco promuoviamo la spiritualità francescana e il numero di partecipanti va dai 30 ai 50».

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