In Italia sono quasi 21 mila i minori stranieri non accompagnati, di cui oltre 2700 solo in Lombardia; provengono per la maggior parte dall’Egitto (25%), seguono a ruota Ucraina, Tunisia, Guinea, Albania. Il 98% dei minori che approdano a Milano sono maschi, quasi tutti adolescenti (egiziani, albanesi, marocchini e bengalesi) tra i 14 e i 15 anni di età. A questo fenomeno è dedicata la copertina de Il Segno di dicembre (qui una sintesi), che affronta il tema da più punti di vista e con diversi interlocutori.
Per l’assessore al Welfare Lamberto Bertolè «non c’è un’emergenza, ma una non gestione del fenomeno». I numeri sarebbero «gestibilissimi» se ci fosse una regia. Il meccanismo però non funziona perché in Italia sono i minori a decidere dove andare e «non è lo Stato a inviarli in base alla capacità dei territori di offrire un’accoglienza di qualità».
A Milano gli under 18 sono già 1500, il doppio rispetto a tre anni fa, con il rischio che molti finiscano sulla strada. Al momento il Comune dispone di tre centri di prima accoglienza per un totale di 110 posti, mentre la rete Sai (Sistema accoglienza e integrazione) ne garantisce 400. Troppo pochi a soddisfare in città il bisogno di tutti, per questo il 30% dei ragazzi vengono collocati in comunità fuori città e regione.
Da oltre 20 anni Caritas ambrosiana, insieme ad altre realtà diocesane, se ne sta facendo carico. Ne parla Matteo Zappa, responsabile dell’area Minori e famiglia. «Le grandi strutture – ammette – non sono ottimali, perché rischiano di diventare un mondo chiuso». Per questo ora si punta di più sull’accoglienza nelle parrocchie, in piccole comunità da una decina di posti. Tra le storie possibili, Il Segno racconta l’esperienza di Mina, giovane egiziano che si è visto aprire la porta di casa dalla famiglia Ghezzi, che abita a Cinisello Balsamo.
Di minori stranieri se ne intende don Claudio Burgio, cappellano del “Beccaria” e presidente dell’associazione Kayros a Vimodrone che ospita diversi giovani. Attualmente su circa 50 ragazzi detenuti al minorile, la metà sono minori non accompagnati, che per sopravvivere hanno commesso reati. Ma se si offre loro una chance, possono costruirsi un futuro migliore.
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