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Dalla teoria al lavoro. Il caso degli Its

I primi sono nati nel 2010 e in pochi anni sono diventati 128 con quasi 20 mila studenti. Grazie a corsi pensati in stretta collaborazione con le imprese, chi esce oggi dagli Istituti tecnici superiori è praticamente certo di trovare occupazione. Pubblichiamo una sintesi della copertina del numero di aprile
Foto Millefiori-Imbriaco/Contrasto

Secondo l’Istat a novembre 2022 il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato quota 23,7%. Il mercato del lavoro non parla la lingua dei giovani e questi ultimi si trovano impreparati alle sue esigenze. In Italia l’istruzione si è dispersa in settori con scarsa domanda occupazionale. Tra i più esposti agli effetti di questo fenomeno è il serbatoio delle professioni tecniche, progressivamente svuotatosi.

Alla carestia di lavoratori, grazie a un’inedita alleanza tra aziende, territorio e università, stanno rispondendo gli Istituti tecnici superiori (Its), percorsi di formazione post diploma della durata di due anni, rivolti soprattutto ai diplomati degli istituti tecnici e professionali, anche se basta aver conseguito un qualunque diploma di scuola secondaria di secondo grado per accedervi.

A tredici anni dalla nascita, sono i numeri a confermare la bontà del progetto: dal rapporto Indire del ministero dell’Istruzione di ottobre 2022 risulta che oggi in Italia gli studenti sono 19.137, iscritti in 128 scuole. Dati che sono cresciuti costantemente dal 2013 ad oggi.

La differenza tra Its e normali scuole professionali sta nella collaborazione con le imprese del territorio, come spiega Paolo Cesana, direttore della Fondazione Clerici. «Con gli Its si coniuga la teoria alla pratica: gli studenti hanno l’opportunità di verificare le competenze acquisite in classe tramite l’esperienza di due stage obbligatori all’interno delle aziende».

In Lombardia si contano 20 Its attivi che ne fanno la regione con la più alta presenza (in Italia sono 120). Un primato che si conferma anche per numero di studenti, quasi 5 mila, un quarto del totale. Cifre che spiegano anche la crescita di fondazioni come InnovaProfessioni, da sette anni una realtà affermata nella formazione. Il rapporto con l’imprenditoria è un fattore fondamentale nel successo delle scuole, spiega Sabrina Minetti, direttore dei corsi della fondazione Its InnovaProfessioni: quando nascono, le fondazioni Its devono avere una rappresentanza delle imprese con cui analizzare il mercato del lavoro.

Talora i promotori dei progetti sono anche i docenti. I professori provengono infatti dal mondo delle imprese: sono manager, responsabili di servizio, consulenti e, a volte, addirittura titolari. L’apporto dei docenti-lavoratori non si ferma però alle lezioni: è dalle imprese delle reti Its che cominciano gli stage. Se le aziende colgono il talento della persona, non sono rare le proposte di tirocini extracurricolari durante l’estate (non previsti nel percorso Its) con la dovuta retribuzione.

«Se le aziende si impegnano per realizzare i corsi Its – continua Minetti – è perché credono nella formazione dei giovani. Con le scuole, plasmano la manodopera in anticipo. È un circolo virtuoso perché inseriscono i giovani che già conoscono, perché li hanno visti all’opera e così si crea un ponte fra i ragazzi e le imprese, grazie al modello didattico metodologico dei corsi Its».

Un discorso che non vale solo per la Fondazione InnovaProfessioni. «È lo stesso sistema Its a essere vincente, dai monitoraggi Indire risulta infatti che, nella media nazionale, l’80% dei giovani trovano lavoro a 12 mesi dal diploma, con alcuni singoli corsi in Lombardia che toccano punte fino al 94%».

Tratto dal numero 4 (aprile 2023) de “Il Segno”