«L’aggressione russa all’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, ha bruscamente interrotto i tanti anni di pace vissuti da un’ampia parte della popolazione europea, dopo il dramma della Seconda guerra mondiale». Lo scrive Vincenzo Cesareo nella sua analisi. «Una pace ritenuta ormai talmente consolidata da indurre a prevederne la proiezione nel futuro. La guerra in atto da quasi due anni nel cuore dell’Europa ha messo in crisi questa speranza e almeno per ora non si intravedono soluzioni affinché questo scontro abbia termine e possa ritornare la pace, nonostante l’impegno delle cancellerie di alcuni Stati, di istituzioni internazionali e di papa Francesco, sempre vicino a questa martoriata popolazione».
Negli ultimi mesi il perdurare dello scontro sta facendo emergere quella che è stata definita la “stanchezza” delle popolazioni europee e anche dei loro governi che finora hanno convintamente sostenuto Kiev.
Ora a Kiev la vita scorre relativamente normale. A raccontare è Gloria Mascellani, milanese, animatrice di una comunità del movimento dei Focolari che vive lì dal 2019. «Continuano gli allarmi e quando succede si sa che la metropolitana di superficie si ferma, quindi le zone servite da questo mezzo restano isolate per ore».
«Le speranze che si possa giungere a una trattativa sono minime. Ho la sensazione – risponde Mascellani – che l’ucraino medio pensi solo ad andare avanti, convinto che non ci sia altra via di uscita se non difendersi. All’inizio si pensava che con alcuni russi ci si potesse capire, ma chi ha parenti laggiù ha sperimentato la frustrazione di non riuscire a intavolare un dialogo: i russi negano quanto sta succedendo, oppure non ne vogliono parlare perché hanno paura delle conseguenze che rischiano. Sono arrivate notizie di controlli perfino ai messaggi sui cellulari delle persone. Tanti ucraini pensano che il progetto della Russia sia cancellare l’Ucraina a livello culturale, un’opinione che non nasce oggi, ma da una storia di rapporti caratterizzati da inganni e di violenza e che si è rafforzata quando si sono scoperte le fosse comuni dei civili torturati, fin dai primi mesi di guerra».