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Volontari: non solo buona volontà

Caritas ambrosiana investe sulla formazione per un volontariato giovanile sempre più competente. L’importanza di operare in sicurezza e con interventi mirati, non trascurando mai il lato umano

Lo scorso ottobre, quando sono arrivate le prime notizie dell’esondazione del fiume Lamone, in Emilia-Romagna, la 22enne Sofia Meroni non ha avuto dubbi: ha messo in pausa lo studio ed è partita insieme a un gruppo di volontari di Caritas ambrosiana per aiutare le famiglie di Traversara, uno dei Comuni in provincia di Ravenna colpiti dall’alluvione. «L’ho sentita come una vera e propria chiamata, per me è stata una priorità – racconta la ragazza -. Eravamo sul posto quando il fiume ha rotto gli argini: abbiamo vissuto l’angoscia e la rabbia delle famiglie che si sono trovate ad affrontare la terza alluvione in un anno e mezzo». I volontari ambrosiani sono partiti dopo aver raccolto l’appello della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana, con cui avevano già collaborato in occasione delle precedenti alluvioni del maggio 2023 e del settembre 2024. E non si sono messi in viaggio a mani vuote: nei furgoni hanno stipato pompe, idropulitrici, aspiraliquidi, gruppi elettrogeni, potenti deumidificatori e altre attrezzature necessarie per ripulire le abitazioni dal fango, svuotare le cantine dall’acqua e asciugare i muri. «In queste situazioni, quando vai nella casa di una persona trovi tutta la sua vita. Le foto e gli oggetti personali ricoperti di fango sono quasi sempre da buttare, per questo devi entrare sempre in punta di piedi – ricorda Sofia -. Spesso chi ci aspetta ha anche paura. Quando ce ne andiamo però ci ringraziano con le lacrime agli occhi e tu pensi che, in fondo, non hai fatto nulla». Ma c’è un’altra consapevolezza che Sofia ha riportato con sé a Milano una volta conclusi i giorni di volontariato in Romagna: «Ho capito quanto è importante operare in sicurezza e avere competenze adeguate. Non solo per quanto riguarda gli aspetti più tecnici degli interventi: anche imparare a stare accanto a chi sta soffrendo è fondamentale».

Non è un caso, quindi, che Sofia faccia parte del gruppo di 25 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 20 e i 35 anni che a settembre 2024 hanno iniziato a frequentare “Corsie d’emergenza”, un percorso esperienziale e formativo promosso dall’Area emergenze in collaborazione con il settore Volontariato e giovani di Caritas ambrosiana. Quella che da un po’ di tempo era un’idea, si è concretizzata subito dopo l’alluvione in Emilia-Romagna del 2023. «In quell’occasione erano partiti dal territorio della Diocesi circa 115 volontari, l’80% aveva meno di 35 anni – ricorda Lorenzo Viganò, responsabile del settore Volontariato e giovani -. Quindi abbiamo deciso di investire su di loro, anche perché ci siamo accorti che i giovani rispondono molto bene quando vengono responsabilizzati».

Questa iniziativa si inserisce nel percorso svolto da Caritas ambrosiana, che da anni è attiva sulle emergenze sia a livello diocesano, sia a livello nazionale: i suoi operatori erano presenti già a L’Aquila nel 2009. «Ma è con l’apertura del centro logistico di Burago che si è creata una sede operativa dedicata a questo tipo di attività – spiega Alberto Minoia, responsabile Area emergenze nazionali di Caritas ambrosiana -. Abbiamo iniziato a coinvolgere volontari per intervenire in contesti di emergenza, ci siamo dotati di macchinari adeguati e abbiamo messo a punto strategie di intervento. Abbiamo capito che i giovani potevano aiutarci andando nelle località alluvionate anche per periodi di pochi giorni, con interventi mirati».

Il corso ha avuto inizio lo scorso settembre e prevede un incontro al mese fino a giugno 2025, per poi concludersi con una prova pratica finale. Contempla uscite formative, lezioni di approfondimento sulla crisi climatica, sulla psicologia e sulla gestione dell’emergenza, sul funzionamento del sistema di protezione civile e molti altri aspetti.

Sofia già collabora con la Caritas di Cernusco sul Naviglio, dove vive, ed è lì che è venuta a conoscenza della possibilità di partecipare a “Corsie d’emergenza”: «Il tema del volontariato mi è molto caro – spiega -. Inoltre, la crisi climatica è evidente e in caso di alluvioni non si sa mai bene che cosa fare: io voglio dare il mio contributo. Perché è fondamentale avere sempre più persone che sappiano intervenire in sicurezza e portare aiuto».

Ma in che cosa si concretizza il corso di formazione? Innanzitutto, è importante chiarire il contesto in cui si opera: «Noi interveniamo dopo che si sono conclusi gli interventi della Protezione civile, quando le strade sono state già ripulite e il grosso dell’intervento statale si ferma», continua Viganò. È qui che entrano in azione gli operatori e i volontari, mettendosi a disposizione delle famiglie per svuotare le case allagate, con un’attenzione particolare agli anziani soli e ai nuclei più vulnerabili.

Per svolgere queste attività, Caritas ambrosiana ha acquistato macchinari potenti, ma di dimensioni ridotte (e quindi adatte a essere usate negli ambienti domestici) come idropompe e idropulitrici. Oltre a deumidificatori che permettono di asciugare i muri in tempi rapidi. Il corso prevede, ovviamente, la formazione sul loro utilizzo, dal momento che richiedono una buona competenza per essere usati in sicurezza. Ma c’è molto di più. «Abbiamo fatto un’esercitazione in cui abbiamo chiesto ai ragazzi di simulare l’organizzazione dei diversi aspetti di una fase di emergenza – spiega Lorenzo

Viganò -. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che le persone vittime di un’emergenza ambientale possono essere traumatizzate: hanno bisogno di essere ascoltate e accolte. La capacità di entrare in empatia è fondamentale».

Al termine del corso, Caritas ambrosiana punta ad avere un gruppo di giovani motivati e competenti che, in futuro, in caso di necessità, potranno attivarsi. «I cambiamenti climatici e le loro conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, inoltre dobbiamo fare i conti con un territorio antropizzato e spesso fragile – sottolinea Minoia -. La nostra scommessa è quella che ci potranno dare una mano, a partire dai territori in cui vivono, lavorando con le Caritas decanali sia per essere antenne in caso di emergenza, sia per progetti e iniziative di prevenzione. I giovani hanno una marcia in più, sono motivati: ma nessuno si prende l’onere di formarli e organizzarli per far fronte a queste situazioni».

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