Primo Piano

Miraggio casa

A Milano e nell’hinterland è emergenza abitativa: i prezzi alti e la povertà dell’offerta penalizzano anche i ceti medi: molte famiglie oggi impegnano per l’affitto più della metà del reddito. Le cause e le “distorsioni da correggere” secondo gli esperti

Una città attrattiva, con università di eccellenza e opportunità di lavoro: Milano però è troppo cara ed è impossibile trovare un alloggio a prezzi accessibili. L’emergenza abitativa è uno dei temi prioritari per il capoluogo lombardo: «Ritengo si tratti di un problema strutturale che riguarda Milano e in generale le città occidentali, dove un particolare sistema di sviluppo cittadino ha fatto prevalere la dimensione finanziaria», afferma Alessandro Maggioni, presidente Consorzio cooperative lavoratori (Ccl) Milano. «La città – continua – non può essere ridotta a una tavola neutra di investimento economico-finanziario, perché i problemi sono molteplici. L’esclusione abitativa non riguarda solo i poveri, ma anche le persone dei ceti medi e medio-bassi che vedono erosa la condizione di una prospettiva stabile».

Ne parla su Il Segno di gennaio anche Gabriele Rabaiotti, assessore ai Lavori pubblici e alla casa del Comune di Milano nel 2016 e nel 2019 con delega alle Politiche sociali e abitative durante il primo mandato di Giuseppe Sala.

«La distinzione da fare – dice – è tra due tipologie di domande. La prima riguarda chi è già presente in città, quindi gli affitti e parzialmente anche i proprietari indebitati con i mutui, ed è messa in difficoltà dall’aumento dei costi. La seconda coinvolge chi ha intenzione di venire ad abitare in città per le opportunità che offre, ma non riesce ad accedere a questo mercato per ragioni di costo».

Se gli affitti sono in salita, i salari sono fermi: i dati del Ministero dell’economia e dell’Agenzia delle entrate sulle dichiarazioni dei redditi, evidenziano come, nel periodo 2015-2021, la rendita immobiliare degli alloggi in vendita a Milano ha registrato +41% e gli affitti +22%, ma lo stipendio medio di operai e impiegati è cresciuto del 13% e tra i ceti più poveri solo del 3%.

«Se gli affitti continuano a salire, i redditi sono sostanzialmente fermi. Inoltre crescono anche altre spese che accentuano le difficoltà dei nuclei familiari: energia, servizi e alimentazione», afferma Mattia Gatti, segretario generale del Sindacato inquilini casa e territorio (Sicet) Milano.

Rabaiotti evidenzia tre problemi fondamentali per chi decide di mettere il proprio patrimonio immobiliare in locazione: dovrebbero essere offerte agevolazioni e incentivi; vanno affrontate le paure dei proprietari per i “rischi locativi” che disincentivano la messa in locazione; infine, c’è l’utilizzo del patrimonio immobiliare non sulla locazione, ma sulle forme di permanenze brevi e brevissime.

«Il ricorso agli affitti brevi – afferma l’ex assessore – sicuramente sta spostando parti del patrimonio immobiliare verso un utilizzo più speculativo e di natura commerciale, che andrebbero disciplinati come usi non di tipo abitativo, ma ricettivo».

Affrontare il problema della casa non vuol dire per Milano rinunciare alla sua vocazione internazionale o ad attrarre investimenti: significa, con le parole di Maggioni, «correggere alcune distorsioni e dare allo sviluppo della città indirizzi chiari per fare in modo che non ci sia una lotta degli uni contro gli altri».

Leggi l’articolo completo e la ricerca pubblicata da Cisl Milano Metropoli e BiblioLavoro sul carovita sul numero di gennaio de Il Segno