Editoriale

Ci vuole una dose di fiducia

I nostri giorni non sono usa-e-getta: dopo la pausa estiva, ricominciamo investendo con ottimismo nel nostro presente: proponiamo l’editoriale di don Fabio Landi pubblicato su “Il Segno” di settembre

Una marca americana di gomme da masticare ha realizzato qualche anno fa uno spot pubblicitario particolarmente raffinato.

Racconta la storia di una coppia di giovani fidanzati, dal college alla soglia delle nozze. Nei diversi momenti della vita, lieti o difficili, i due imparano ad amarsi e ogni volta, come al primo incontro, lei offre a lui un chewing-gum. Una sera, la ragazza ha appuntamento in una galleria d’arte. Entrata, non trova nessuno, ma alle pareti sono incorniciati dei buffi disegni: il ragazzo per anni si è preso la briga di immortalare le tappe decisive del loro amore, scarabocchiandole con pochi tratti di penna sulla carta della cicca che lei immancabilmente gli dava. Un’ultima vignetta lo ritrae in ginocchio mentre chiede la sua mano. Lei allora si gira e lo trova effettivamente lì, pronto a porgerle l’anello.

Al di là del risvolto romantico, è un bel modo di pensare lo scorrere del tempo. Il ragazzo non si limita a ricordare a posteriori i bei momenti trascorsi insieme. Fin da subito li ha vissuti come cruciali e si è preoccupato di fissarli per poterli ritrovare in seguito. Non significa, naturalmente, che sapesse già dove quegli episodi lo avrebbero condotto. Sapeva però che era necessario non perderli e custodirli come qualcosa di prezioso per il futuro. Alla fine, in quella galleria d’arte, ciò che commuove non è l’intensità del momento, ma il vedere quanto lui abbia realmente creduto, in ogni istante, al loro amore.

Occorre una buona dose di fiducia per credere che il nostro presente porti con sé un significato valido per l’avvenire e meriti di essere conservato come un tesoro. Per lo più oggi viviamo invece singoli attimi, soggetti a un rapido consumo. Ogni emozione e ogni esperienza, per quanto intensa, nel giro di poco si svuota e ci rimane in mano inutilmente, come la carta che avvolgeva il chewing-gum. Si tratta di un modo estenuante di vivere il tempo: un continuo inseguimento di occasioni e proposte che attraversiamo senza arricchirci davvero. Per questo, all’inizio di un nuovo anno pastorale, è importante ricordare che i nostri giorni non sono usa-e-getta: quello che contengono dà forma al nostro futuro e al futuro della Chiesa, anche se ancora non siamo in grado di scriverne la storia. A patto, però, di investire nel presente con gratitudine e responsabilità.

«Give Extra, get extra» è il claim che, giocando con il nome del prodotto, compare al termine dello spot: diamo credito a ciò che la vita ci propone, mettendo da parte ogni atteggiamento scettico e disfattista, e la vita stessa saprà restituirci un bene più grande di quanto immaginiamo.

Una marca americana di gomme da masticare ha realizzato qualche anno fa uno spot pubblicitario particolarmente raffinato.

Racconta la storia di una coppia di giovani fidanzati, dal college alla soglia delle nozze. Nei diversi momenti della vita, lieti o difficili, i due imparano ad amarsi e ogni volta, come al primo incontro, lei offre a lui un chewing-gum. Una sera, la ragazza ha appuntamento in una galleria d’arte. Entrata, non trova nessuno, ma alle pareti sono incorniciati dei buffi disegni: il ragazzo per anni si è preso la briga di immortalare le tappe decisive del loro amore, scarabocchiandole con pochi tratti di penna sulla carta della cicca che lei immancabilmente gli dava. Un’ultima vignetta lo ritrae in ginocchio mentre chiede la sua mano. Lei allora si gira e lo trova effettivamente lì, pronto a porgerle l’anello.

Al di là del risvolto romantico, è un bel modo di pensare lo scorrere del tempo. Il ragazzo non si limita a ricordare a posteriori i bei momenti trascorsi insieme. Fin da subito li ha vissuti come cruciali e si è preoccupato di fissarli per poterli ritrovare in seguito. Non significa, naturalmente, che sapesse già dove quegli episodi lo avrebbero condotto. Sapeva però che era necessario non perderli e custodirli come qualcosa di prezioso per il futuro. Alla fine, in quella galleria d’arte, ciò che commuove non è l’intensità del momento, ma il vedere quanto lui abbia realmente creduto, in ogni istante, al loro amore.

Occorre una buona dose di fiducia per credere che il nostro presente porti con sé un significato valido per l’avvenire e meriti di essere conservato come un tesoro. Per lo più oggi viviamo invece singoli attimi, soggetti a un rapido consumo. Ogni emozione e ogni esperienza, per quanto intensa, nel giro di poco si svuota e ci rimane in mano inutilmente, come la carta che avvolgeva il chewing-gum. Si tratta di un modo estenuante di vivere il tempo: un continuo inseguimento di occasioni e proposte che attraversiamo senza arricchirci davvero. Per questo, all’inizio di un nuovo anno pastorale, è importante ricordare che i nostri giorni non sono usa-e-getta: quello che contengono dà forma al nostro futuro e al futuro della Chiesa, anche se ancora non siamo in grado di scriverne la storia. A patto, però, di investire nel presente con gratitudine e responsabilità.

«Give Extra, get extra» è il claim che, giocando con il nome del prodotto, compare al termine dello spot: diamo credito a ciò che la vita ci propone, mettendo da parte ogni atteggiamento scettico e disfattista, e la vita stessa saprà restituirci un bene più grande di quanto immaginiamo.

L’articolo è pubblicato su “Il Segno” di settembre